La leggenda

IL BIRMANO NELLA LEGGENDA

In origine questi gatti erano bianchi con occhi gialli e vivevano in un templio della lontana Birmania dedicato a una bella dea tutta d'oro, dagli occhi di zaffiro, Tsun Kyan Kse. Qui i monaci vivevano in pace e serenità con i loro cento gatti bianchi.

 Un giorno il tempio fu invaso da predoni che uccisero il Gran Sacerdote Mun Ha mentre, con a fianco il suo gatto bianco Sinh, stava in meditazione davanti alla statua della dea. Non appena l’animale vide il suo padrone steso al suolo, salì sopra il corpo inanimato fissando la dea negli occhi come a chiedere vendetta.

Avvenne allora una straordinaria trasformazione: il gatto si accucciò sulla testa del sacerdote e la sua pelliccia bianca divenne dorata come la luce radiosa emessa dalla dea. Le zampe, il muso e la coda virarono al color bruno vellutato della terra, gli occhi divennero blu zaffiro come gli occhi della dea e solo le parti del corpo a contatto del cadavere del monaco rimasero bianche, ricordando la purezza del maestro.

Il mattino successivo tutti i cento gatti bianchi del tempio subirono la stessa trasformazione di Sinh e la trasmisero ai loro discendenti: erano sacri!

 

TRA LEGGENDA E REALTA'

La storia della comparsa del gatto Sacro di Birmania in Europa non è meno avventurosa della sua leggenda: i primi due esemplari giunsero in Francia nel 1918, ma soltanto la femmina sopravvisse mettendo al mondo una cucciolata da cui ebbe origine l’intera razza.

Dopo l’ultima guerra mondiale, la razza subì una tale contrazione che erano sopravvissute in tutto il mondo due sole coppie e da queste si partì per ottenere il riconoscimento ufficiale nel 1966.